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Nel 2019 il comparto industriale mondiale potrà contare su più di 2,6 milioni di robot: una ‘città’ di poco più piccola di Roma. Già nel 2017 è stata superata quota 2 milioni, di cui oltre la metà in Asia e si preannuncia che l’anno appena iniziato vedrà il numero di robot impiegati nell’industria cinese superare quello dell’intera Europa. Il Vecchio Continente resta comunque leader per quanto riguarda la densità di robot nelle sue imprese: 1,9 ogni mille lavoratori, complessivamente, con la Germania che traina il fenomeno avendo più di tre robot ogni mille lavoratori. La rincorsa per altro deve continuare se non si vuole essere definitivamente scavalcati dai Paesi asiatici ed alla fine del prossimo aprile la Commissione Ue lancerà una “strategia per la robotica e l’intelligenza artificiale”. «Dobbiamo fare in modo – dice Andrus Ansip, ex premier estone, attuale vicepresidente della Commissione Ue che si occupa di dare forma al mercato unico digitale Ue – che i nostri cittadini e le nostre imprese sfruttino al meglio i benefici dell’automazione, ma al tempo stesso dobbiamo risolvere gli aspetti etici, legali e socio-economici». Ma l’Europa è più avanti nella produzione di robot industriali L’Unione non vuole perdere i suoi primati, visto che resta leader mondiale per quanto riguarda la produzione di robot: su 700 aziende attive sul mercato globale, 243 si trovano all’interno dell’Ue. Ci sono però diversi ostacoli da superare per non rimanere indietro. Il principale è nella frammentazione delle aziende e nelle troppe barriere nazionali tra i Paesi Ue in un quadro nel quale è invece indispensabile rimuovere la complessità dei sistemi e l’incompatibilità dei dati: lo sviluppo del cloud nella robotica, per una libera circolazione dei dati, è uno dei punti-chiave per l’Europa. Il vero interrogativo riguarda i possibili effetti negativi sull’occupazione: il 74% dei cittadini europei è infatti convinto che i robot rubino il lavoro.