Violenza sulle donne: comunicato dell' Udi
La legge che abbiamo conquistato è solo uno strumento per la nostra salvaguardia. Oggi noi donne dell’UDI intendiamo chiamare le istituzioni di questo Paese alle loro responsabilità che non riguardano solo l’applicazione della legge, ma anche le azioni politiche con cui hanno favorito, oppure ostacolato, la costruzione di rapporti civili tra i generi. Tale civiltà non è data in natura e quindi ci aspettiamo azioni concrete che vadano oltre il generico sdegno. La civiltà comincia dalle parole perchè anche il linguaggio è sessuato e noi chiamiamo la violenza sessuata, e non più sessuale, per segnalare l’azione brutale di un genere sull’altro e chiamiamo femminicidio la morte violenta di tante donne a causa del dominio estremo di un uomo su di una donna. Chiamarlo omicidio è un modo per camuffare le statistiche e far scomparire un fenomeno che è la causa prima di morte per le donne in occidente e nel mondo.
La violenza sulle donne è anche una questione mondiale, come è sempre stato ,oggi però siamo sommerse di notizie, i flussi migratori ci obbligano alla convivenza e sappiamo , con dati alla mano, che in ogni angolo della terra il genere maschile ha messo in atto tutte le storture e le torture possibili sulle donne pur di sottrarsi ad un rapporto reale. Chiamano culture le diverse facce che il patriarcato assume per imporsi e chiamano famiglia la sua struttura primaria, quella in cui si regolano i rapporti tra i sessi e si controllano le donne e i bambini. Perciò non sarà dalla tanto proclamata salvaguardia delle culture, e delle famiglie, che le donne trarranno vantaggio quanto dallo scardinamento di un ordine sociale e politico dove c’è uno che pensa, parla, decide annullando violentemente l’altra
Noi siamo contemporanee alla donna che abita l’altra parte del mondo e alla donna che dall’altra parte del mondo è venuta a vivere e a lavorare nel nostro Paese, questo tempo è quanto abbiamo in comune per individuare strategie e per abitare liberamente il mondo.
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