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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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Flag: un’impresa legata al territorio e aperta al mondo tra innovazione e artigianato

16/05/2016
La prima colata risale al 1962. E oggi il mondo ne conosce il nome e la sua storia. Perché FLAG (Fusione Lavorazione Acciai e Ghise), la fonderia sita a Marcon in Venezia, racchiude in sé la logica perfetta di un’azienda leader nel settore con uno sguardo rivolto ai mercati esteri ma con un forte attaccamento al territorio e alle sue tradizioni.

A confermarci la solida identità di questa azienda è Roberto De Marchi, Sales Manager del Gruppo Cividale, il gruppo di fonderie più grosso in Europa del quale Flag è parte. Per illustrarci l’attuale azienda, De Marchi parte proprio dalle origini della fonderia, pensata alla fine degli anni ’50 da un gruppo di ex dirigenti dell’Italsider di Porto Marghera.

“L’azienda ha avuto il suo sviluppo esponenziale fino agli anni ’80, con produzioni record che hanno raggiunto le mille tonnellate al mese – spiega il Dirigente della Holding – dalla metà degli anni ’80 sono sorte le prime difficoltà e nel 1989 l’attività è stata acquisita dal Gruppo Cividale capitanato dalla famiglia Valduga”.

Ancor oggi Flag è una delle aziende che fa parte della grande realtà del Gruppo Cividale, dopo essere stata per anni contesa e condivisa dalla famiglia Valduga e da quella Amenduri della Acciaierie Valbruna di Vicenza.

E se in origine l’attività è nata per la produzione sia di acciaio che di ghisa, ben presto Flag si è contraddistinta per la fusione di solo acciaio in tutte le sue possibili varianti. Dagli acciai al carbonio, ai basso ed alto legati, con fusioni di taglia piccola fino a raggiungere le sei tonnellate.

Sono questi i segreti di Flag : la capacità di creare differenti tipologie di prodotti e di rispondere alle diverse richieste del mercato sia in termini di materiali che di dimensioni.

Come tutte le aziende, anche Flag ha cercato di acquisire una sua caratteristica nel mercato: oggi il settore merceologico che acquista il 70-75 per cento della produzione della fonderia è quello dell’Oil & Gas. Ma la produzione è destinata ai più svariati settori. Cosicché è possibile trovare fusioni lavorate in Marcon in macchinari destinati alla produzione di pasta o succhi di frutta, nelle coperture di uno stadio o nelle pale di una nave.

E se è vero che Fincantieri è uno dei suoi clienti più importanti nel territorio il marchio del Gruppo Cividale raggiunge, tra le altre destinazioni, i Paesi arabi, la Russia e le enormi piattaforme del Mare del Nord.

“Quali sono i nostri competitors? Intanto sono aziende con le quale possiamo competere. Cina e India mi risulta difficile considerarli competitors perché non possiamo concorrere con paesi in cui il costo della manodopera è decisamente basso, considerando che questa ha un’incidenza nel nostro prodotto pari a 60-70% – puntualizza De Marchi. - Competitive sono invece le aziende europee e dei Paesi dell’est come Repubblica Ceca e Ungheria. Con loro il confronto (o lo scontro) è legato al prezzo”. La partita dunque si gioca nel saper ammortizzare i costi ma soprattutto nell’essere reattivi e capaci di ridurre i cicli produttivi e i tempi di consegna.

Ma è anche un altro l’ingrediente che ha portato il successo di questa consolidata azienda con un fatturato che tocca i 23 milioni di euro, ossia la costante attenzione per la cura del particolare.

“La passione, l’attenzione, la cura che il singolo operaio mette è ciò che fa la differenza – sottolinea il Dirigente della Holding. – Chi entra a lavorare in Flag deve sapere che questo è un mestiere”. Ogni singolo reparto con le proprie peculiarità riflette il lavoro di professionisti che possono essere considerati tanti piccoli artigiani. “Noi siamo un’industria – aggiunge De Marchi – ma è come se fossimo tante aziende in una”.

Flag la potremmo dunque definire un’azienda “umana”, alimentata dall’attività manifatturiera e dall’esperienza di lavoratori figli d’arte che conservano quelle conoscenze non ancora sostituibili dalle nuove tecnologie.

“L’innovazione ha di certo portato grossi vantaggi nell’analisi del prodotto in una fase preliminare: grazie al sistema informatico di simulazione Magmasoft, riusciamo a simulare il processo di fonderia prevedendo ciò che una volta si scopriva a getto finito – spiega il Dirigente – inoltre ci sono materiali che ci hanno permesso di accorciare il processo di fabbricazione del getto fuso, ma se poi entriamo nel vivo delle singole attività dell’operaio, non notiamo grosse differenze”.

Grandi passi si sono fatti invece per quanto riguarda il rispetto ambientale, allontanandosi dall’uso della chimica, un tempo molto invasiva, e lavorando molto di più con prodotti inorganici. Senza contare gli interventi che negli anni sono stati adottati per preservare la salute dei lavoratori e dell’ambiente. Una scelta che ha portato il Gruppo Cividale, soprattutto negli anni di crisi nel 2008, ad investire per l’adeguamento degli impianti dell’azienda di Marcon che erano nati 50 anni prima in un territorio che non prevedeva agglomerati residenziali o centri commerciali.

Oggi basta percorre Via Enrico Mattei per trovarsi, a sinistra, la torre del centro commerciale Valecenter e, a destra, la ciminiera di Flag. Una convivenza dall’impatto visivo alquanto difficile, almeno nei i primi periodi, alimentata anche dal luogo comune che associa la fonderia alle parole “sporco, rumore ed inquinamento”.

“Oggi si è trovato un buon equilibrio – dichiara De Marchi – perché il vicinato un po’ alla volta ha capito che Flag è un‘azienda storica ben radicata nel territorio di Marcon per la quale l’amministrazione ha sempre dimostrato molto interesse”. E come suggerisce il Dirigente della Holding basta contare le biciclette parcheggiate davanti alla struttura per capire che i lavoratori provengono dai territori circostanti.

Nessun interesse, dunque, per la Flag di spostarsi da Marcon o di trasferire la produzione in paesi low cost. Anzi, la sfida per questa azienda è quella di coltivare nuovi giovani aspiranti lavoratori vogliosi di cimentarsi in un mestiere impegnativo e capaci di tramandare quelle tradizioni professionali che un po’ trasformano questa attività lavorativa in un’opera d’arte.

Perché, come scriveva Francesco d’Assisi: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa e il suo cuore è un’artista”.

Sara Rampazzo

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