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Le Regioni chiedono alla Ue un finanziamento ambizioso

15/03/2018
Le Regioni chiedono alla Ue un finanziamento ambizioso“Una politica di coesione post 2020 ambiziosa” e “con un livello di finanziamento almeno pari ai livelli attuali”: è la richiesta che arriva dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome italiane ai 27 capi di Stato e di governo europei per il prossimo Quadro finanziario pluriennale.
Nel documento approvato dalla Conferenza, le autonomie locali “sollecitano” l’Ue a scongiurare i tagli ai fondi per sviluppo delle regioni europee “grazie all’introduzione di nuove forme di risorse proprie e alla profonda revisione del sistema attuale, non più rispondente al nuovo contesto politico e istituzionale dell’Ue”.
L’istituzione presieduta dal governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, giudica la politica regionale di sviluppo e coesione e quella di sviluppo rurale “le principali politiche europee di investimento che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020”, la strategia di sviluppo che l’Ue si è data. Un calo delle risorse destinate a questi capitoli di spesa “significa rinunciare a un ruolo dell’Unione a sostegno della crescita e dell’occupazione in tutte le sue Regioni”.

La Conferenza delle autonomie ha presentato il suo documento sul futuro delle politiche comunitarie

La comunicazione della Commissione europea sul bilancio pluriennale desta “forte preoccupazione”, scrivono i governatori, proprio in riferimento alla politica di coesione. “La Conferenza non condivide l’idea che traspare” dalla posizione dell’esecutivo comunitario, e che vorrebbe la politica di coesione “confinata al ruolo di meccanismo di redistribuzione di risorse a favore delle regioni meno sviluppate”.
Per gli amministratori regionali, “il metodo della programmazione e il forte coinvolgimento degli enti territoriali”, possono invece consentire di “progettare uno sviluppo integrato e complessivo, con strumenti flessibili capaci di rispondere alle sfide dei cambiamenti socioeconomici e della globalizzazione, senza perdere di vista le differenze regionali e infra-regionali presenti nell’Unione europea”.

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