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Comunicato A.G.C.I.

31/03/2006
C’è da augurarsi che gli interventi di D’Alema e di Fini circa la necessità – dichiarata urgente a distanza di appena due anni dalla Riforma del Diritto Societario – di rivedere l’assetto, la struttura e la governance delle imprese cooperative più consolidate e di maggiori dimensioni, siano motivati dalle esigenze della dialettica elettorale in corso tra i due poli, perché le indicazioni e le soluzioni ventilate non ci sembrano troppo approfondite o meditate.

Ci dispiace che il modello di impresa cooperativa venga trattato in questo modo, perché è facile – strumentalmente o inconsapevolmente – creare le condizioni per rendere difficile la considerazione pienamente oggettiva dei valori e dei princìpi del nostro mondo: questi sono stati, nel bene o nel male, applicati per oltre centocinquant’anni durante tutta la sua esperienza, sulla base della quale – soprattutto nel nostro Paese, ma non solo – si è costruito un patrimonio di professionalità imprenditoriale, di impegno, di solidarietà, proprio grazie alla pratica dell’impresa fondata sulla libertà e sulla democrazia, con i sacrifici di generazioni di soci e con l’accumulazione di risorse destinate a consentire l’accesso all’impresa ai gruppi sociali cui sarebbe stato ed anche oggi sarebbe altrimenti negato.



La formula è quella dell’impresa più democratica che si conosca: “una testa, un voto”, la “porta aperta”, l’avvicendamento delle funzioni di responsabilità, di gestione e di controllo, la valorizzazione della persona, la trasparenza, nella chiave – dove risiede il nostro plus competitivo – che è quella di realizzare, all’interno dell’organizzazione produttiva, non il conflitto, bensì la sintesi tra il fattore capitale ed il fattore lavoro.



Non è quindi sorprendente che, sullo stesso piano, ci siano le promesse o le “minacce” di D’Alema e Fini e, non da ultimo, la menzione della nostra condizione di “esentasse” da parte del Presidente del Consiglio.



In più, D’Alema ci racconta che “piccolo non è bello”. A nostro parere, invece, “piccolo è bello” quando complessivamente aumenta il prodotto e complessivamente aumenta l’occupazione; “grande può anche essere bello” quando aumenta il prodotto, il profitto e le stock options dei managers, ma non è certamente bello quando espelle occupati.



Non è neppure questione di rispettare l’autonomia delle categorie di imprese rispetto alle forze politiche: il nostro augurio è che le forze politiche, prima di proporre modelli e soluzioni, ma soprattutto – nelle Istituzioni – prima di legiferare e regolare, abbiano la capacità di acquisire in modo corretto tutte le informazioni ed i dati occorrenti, nonché di ascoltare chi le cose le pratica piuttosto che chi le cose soltanto le riporta.



Maurizio ZAFFI



Presidente Nazionale A.G.C.I.

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