Si è conclusa Civitas
Oltre 100 appuntamenti culturali, più di 600 realtà in esposizione (con una crescita significativa da parte dei sindacati, delle istituzioni e degli organismi di rappresentanza internazionale) hanno riconfermato CIvitas come piazza delle grandi idee per il bene comune.
«Ancora una volta – commenta a caldo Antonio Sambo, coordinatore della manifestazione – Civitas dimostra che i contenuti sono più importanti delle passerelle. Le aspettative sono state superate: aumenta la capacità da parte del sociale di proporre originalità e creatività anche dentro le semplici pareti di uno stand. Inoltre, i tanti appuntamenti culturali hanno visto una massiccia presenza, anche la domenica mattina, di un pubblico attento e sensibile alle tematiche trattate».
Ma la vera sorpresa sono state loro: le nuove generazioni, i giovani che hanno invaso la fiera in tutti e tre i giorni, come sabato 6 maggio all’incontro “Giovani per la legalità” (oltre 600 giovani) e sabato sera quando alla festa brasiliana, dove si attendevano poche centinaia di persone, se ne sono presentate quasi un migliaio. «Le GenerAzioni di Civitas 2006 – conclude Sambo – hanno saputo cogliere le esigenze di autenticità dei giovani. Dall’evento di quest’anno parte un forte messaggio: la partecipazione non fa paura ai giovani che nel sociale trovano spazio per la creatività più positiva. Quella che costruisce solidarietà a servizio della comunità».
I TEMI FORTI DI DOMENICA 7 MAGGIO:
FINANZA E NON PROFIT, AMBIENTE ED EDUCAZIONE.
Cresce l’autoimprenditorialità al femminile, anche nel non profit: l’incubatore Imprese sociali Inverso di Roma ha registrato nel 2005 un aumento del 10-12 per cento. Ma con la stessa rapidità con cui germogliano, le organizzazioni non profit, e non solo quelle in rosa, così facilmente sfioriscono: si aggira intorno al 58 per cento il tasso di mortalità.
Nel corso del convegno di stamane su “Finanza e start up nel non profit” a cura di Acri e Civitas, Dario Carrera dell’Incubatore imprese sociali Inverso ha così commentato i dati: «La sfida che ci attende è assicurare continuità economica alle nuove imprese che lanciamo sul mercato. Le garanzie di vita e sopravvivenza non possono più essere fornite unicamente dalle amministrazioni pubbliche».
Dello stesso avviso anche Costanza Fanelli, presidente del Consorzio Casa Internazionale delle donne e presidente di LegaCoop Sociali: «Lo start up della realtà che rappresento, come del resto tutte le organizzazioni legate al non profit, è il capitale umano. La progettualità basata sulle persone e sulle loro competenze però non basta, perché aumentano sempre di più le difficoltà nel reperimento delle risorse. Gli unici interlocutori non possono più essere le istituzioni. Da dove allora possono provenire gli appoggi finanziari? È indispensabile che le fondazioni si mettano in rete con le istituzioni e il privato sociale per incanalare le risorse e destinarle in maniera logica e ragionata al terzo settore e al volontariato».
E la provocazione della Fanelli è stata raccolta da Eugenio Leanza dell’European Investment Bank che ha sottolineato come negli ultimi anni lo sforzo dell’ente da lui rappresentato si concentri proprio sulla messa in rete delle fondazioni di origine bancaria. «Con l’evoluzione repentina della società e del nostro paese – ha commentato Leanza - il settore pubblico si sta incamminando verso una strada ostacolata da grossi problemi finanziari che assorbiranno energie e risorse già nell’immediato futuro. Il pubblico dunque non può più permettersi di recuperare tutti i mezzi economici per la vita del sociale. È per questo che i progetti si bloccano e scompaiono. Nei 25 paesi in cui opera l’European Investment Bank esistono di sicuro dell’esperienze significative da importare anche in Italia. Un esempio su tutti: la Banca d’Inghilterra propone esperienze e finanziamenti al non profit che potrebbero benissimo essere presi a paradigma dalla Banca d’Italia».
La conclusione del convegno si è dunque concentrata sull’importanza di un cambiamento di mentalità da parte di tutti, enti, istituzioni e terzo settore, affinché l’ente pubblico sia solo il primo garante per il decollo di un progetto. Il passo successivo spetterà al 50 per cento al sociale e alla sua capacità di farsi sponsorizzare dal mercato privato, l’altro 50 sarà delle fondazioni che dovranno essere sempre più in grado di incanalare risorse verso realtà a cui garantire futuro e stabilità.
È stato presentato proprio a corollario dell’undicesima edizione di Civitas, dove tanta parte hanno avuto le tematiche ambientali coniugate al non profit e al sociale, “La carità nell’emergenza” il libro della Caritas Italiana che racconta 25 anni di storia tra emergenze nazionali.
Perché la Caritas ha deciso di parlare di ambiente? «Dopo tutti questi anni di interventi a sostegno di territori devastati da cause naturali o dalle guerre – ha spiegato don Vittorio Nozza, direttore della Caritas nazionale – che costringonole persone a vivere situazioni di emergenza e disagio, la Caritas ha ritenuto fondamentale far maturare la riflessione che lega l’amore umano verso l’ambiente. La progettazione per la ripresa sociale è indispensabile perché dobbiamo imparare a investire per il bene del creato».
Alla luce degli ultimi fatti di cronaca a Ischia, l’Italia sembra recidiva ai disastri ambientali causati dall’incuria dell’uomo. «In generale si riscontra una sensibilità in crescita tra i singoli cittadini, le famiglie, nei gruppi, ma non altrettanto si può dire per le istituzioni. Dobbiamo concentrare l’impegno per avvicinare lo stile dei cittadini a chi deve mettere in atto regole contro l’abbruttimento dei territori».
IL PERSONAGGIO: TINA ANSELMI
Tina Anselmi, donna emblema della politica italiana, è stata il personaggio più significativo in quest’ultima giornata di Civitas in occasione della presentazione della sua biografia “Una storia di passione politica”. Prima di entrare in sala gremita per parlare della sua esperienza di vita, la Anselmi ha segnalato la necessità di tutelare e valorizzare la vecchiaia dei pensionati, affinché sia dignitosa e garantita. La sua speranza è che il lavoro dei pensionati possa influire su tutta la società.
Franco Sech, segretario regionale Cisl, ha introdotto la Anselmi sottolineando: «La politica portata avanti da Tina è una politica fatta soprattutto come grande amore per la gente».
La Anselmi, partendo dalla sua esperienza di partigiana, ha detto: «La resistenza è nata sulle scelte di chi voleva un paese libero; errori ne sono stati commessi, ma non sono stati legittimati». Ha ricordato che la battaglia per la democrazia non è finita, perché la democrazia è chiamata a rivivere ogni giorno: «L’essere qui presenti è già un impegno che noi ci prendiamo. Valori quali la democrazia e la tolleranza devono essere radicati nel nostro paese. Non si può tollerare una loro sopraffazione, perché senza di essi la libertà per cui si è lottato diventa vana. Si deve agire politicamente con senso del limite ma anche ottimismo e speranza, sapendo unire le forze e intervenendo al momento opportuno».
«In una società come quella attuale, priva di punti di riferimento – ha concluso Savino Pezzotta – la vita di Tina Anselmi diventa un modello positivo da imitare, un modello prezioso e intenso come è la sua vita narrata magistralmente in questo libro».